Un bollente Gelo
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venerdì 16 luglio 2021 di
Schiava Paola

Un bollente gelo - Racconto erotico BDSM

 

Mi sveglio di soprassalto con la sensazione di precipitare nel vuoto ma mi rendo conto che è quello che è appena successo: sono volata giù dal letto. 

Imbarazzante…

 

Questo è un racconto erotico bdsm. Se vuoi consocere tutto sul bdsm. Guarda il video, cliccando sul link : 

https://www.youtube.com/watch?v=nne7x2RfmCo

 

Una testa confusa sbuca dal bordo del materasso e osserva. Vorrei quasi fare ciao ciao con la mano ma è già abbastanza imbarazzante così. 

“Mi sa che la prossima volta ti lego, così non voli giù tesoro.” Sghignazza. 

“Forse non è una così brutta idea, sai?” Mormoro.

“Pensi di tornare su o resti lì?”

“Se mi aiuti a tirarmi su, vado a fare un salto in bagno.”

“Bene allora, ti aiuto.”

Si alza e mi riporta sul letto. 

“Ehm… E il bagno?” Domando, non sembra molto intenzionato a lasciarmi andare.

“Penso che un altro po’ tu possa tenerla, non penso tu voglia bagnare il letto.”

Ma che cavolo ha in mente? Sono le 6 del mattino, voglio tornare a dormire, altro che iniziare una sessione proprio adesso. Direi che lui non è dell’idea ma scompare dalla mia vista. Dopo un po’ torna per mostrarmi la bacinella che ha posizionato ai piedi del letto. 

“Mani sopra la testa e posizionati sopra la bacinella con i piedi dentro: se finisce fuori, ti tocca pulire tutto, è nel tuo interesse fare le cose per bene.” Lo guardo stranita ma eseguo, non riuscendo a capire a pieno quello che mi sta chiedendo. “Una volta finito, resti in posizione per 10 minuti. Se ti muovi, il cronometro riparte. Passati i 10 minuti, puoi portare la bacinella in bagno. Svuotala, lavati poi torna a letto mettendo un asciugamani sotto il culo.”

Non immaginavo che la notte avrebbe avuto questo tipo di interruzione. Resto ferma, cercando di controllare i muscoli per evitare spasmi e spostarmi, cercando di rilassarmi e riuscire a fare quello che devo. So che devo fare la pipì  ma la situazione e la consapevolezza di questo, lo rende molto molto difficile. Mi costringo a farla ma non c’è verso, è come se non mi scappasse abbastanza. Provo a rilassarmi e finalmente comincia a uscire. Ormai saranno passati 10 minuti e le gambe, le braccia, mi fanno  decisamente male, in più è terribilmente umiliante, non mi era mai capitato qualcosa di così difficile, nonostante abbia inventato tutti i tipi di umiliazioni possibili. Sento il calore scorrere sulla pelle, arrivare alle ginocchia, alle caviglie, accumularsi ai piedi. Sento un fiume infuocato sulla pelle, sembra scavare un suo personale letto sulle mie gambe e bruciare i miei piedi. Sembra non finire più, una volta cominciato, sembra che la vescica sia infinita, continua a uscire, fino a sommergere quasi i piedi. Non posso credere di aver trattenuto così tanta pipì per così tanto tempo. Ogni secondo che passa diventa più semplice respirare, come se ormai il danno fosse stato fatto e non potesse diventare più imbarazzante, più umiliante, più doloroso o più strano di quello che già sta succedendo. Finalmente il fiume in piena diventa un piccolo ruscello e smette di scorrere lungo le mie gambe. Ora comincia la seconda parte più difficile, aspettare.

Nonostante la precedente dormita, la stanchezza non è certo passata e il mio corpo non riesce a reggere così bene la tensione per resistere ancora per tutto il tempo necessario: tutti i muscoli sono indolenziti per aver mantenuto così a lungo la posizione.

Sento le braccia tremare e le gambe di gelatina, traballo un po’ e sposto i piedi per cercare di recuperare l’equilibrio. Sento quel liquido maleodorante scivolare tra le dita e darmi i brividi, avvolgendo ancor di più la stanza di quel fetido odore. Il tempo passa e serro gli occhi, cercando di concentrarmi per non cedere e lasciarmi andare. Non so quanto sia passato ma cerco di stare più ferma che posso, nonostante i brividi che mi percorrono. Quel solco bollente che mi ha attraversato le gambe, ora è diventato una lama di ghiaccio. 

“Il tempo è finito, puoi andare. Fa attenzione a muoverti, è tanto che sei ferma.”

Finalmente.

Mi affretto a muovermi e tornare a letto nel minor tempo possibile. In bagno mi lavo il più possibile con la doccetta, fino a eliminare ogni traccia di quell’odore dal mio corpo. Poi torno a infilarmi sotto le lenzuola e a cercare il calore delle sue braccia. Mi addormento in un lampo.

Al profumo di caffè e cornetti, riapro gli occhi con il sorriso. 

Sento subito che qualcosa non quadra: il mio corpo non risponde ai miei movimenti. Non riesco a ad alzare le braccia o scrollare le gambe ma non capisco che sta succedendo. Ancora nel passaggio tra sonno e veglia, lo vedo comparire con un vassoio. 

“Buongiorno amore, hai dormito bene?”

“Si, benissimo. tu?”

“Molto bene, nonostante l’interruzione.” Arrossisco al ricordo ma non posso fare altro, anzi mi fa rendere conto che dovrei tornare al bagno. “Torniamo a noi ora, prima che ti svegliassi, ti ho legata. Mi hai dato tu l’ispirazione stanotte volando giù dal letto. Ora ti aiuto a fare colazione, poi ti slego così puoi andare a darti una rinfrescata per cominciare la giornata.”

Dal cornetto al caffè, con la spremuta e la mela, mi imbocca passo dopo passo. Questo è sia stupendo che imbarazzante: mi sento tanto una principessa viziata quanto una incapace non in grado di prendere nemmeno l’importante decisione se mangiare prima un boccone di dolce o di frutta. Ha preso il controllo completamente di me e del mio corpo, gestendo i miei bisogni e i miei desideri.

Finita la colazione, allenta le corde fino a toglierle completamente, fino a liberarmi. Mi accompagna in bagno e mi infila sotto la doccia.

“Non fare la pipì, aspetta il mio permesso. Chiaro?”

“Si Signore.” Pensavo di poter prendere questo tipo di decisione adesso, come se fosse una piccola pausa ma evidentemente sbagliavo. Mi lava delicatamente fino a che non è soddisfatto, poi mi dà finalmente il permesso di liberarmi. 

Mi massaggia per asciugarmi con un morbido accappatoio, poi mi pettina e asciuga i capelli per riportarmi in camera facendomi andare a gattoni: evidentemente il momento dolcezza è finito.

“Sul letto ora, pancia in sù.”

Mi arrampico e mi stendo attendendo nuovamente le corde. Mi avvolgono i polsi e le caviglie, poi anche il collare al collo. Saggio la consistenza delle corde ma non riesco quasi a muovermi, mi ha completamente immobilizzata.

Corde bondage

“Ora proviamo qualcosa di nuovo, okay? Se ti vuoi fermare, sai cosa dire. Pronta? In realtà non importa perchè ho deciso che tu lo sei e questo basta per adesso.”

Si gira e prende una candela enorme, già accesa e con una gran quantità di cera già sciolta. 

Oh oh, ora qui qualcuno si brucia e quel qualcuno non sarà lui…

Un improvviso calore colpisce il capezzolo sinistro e un lamento lascia la mia bocca. Non ero ancora pronta a tutta quella cera. Poi è il momento di un dolore acuto, la cintura. Un urlo più deciso lascia le mie labbra, seguito da un secondo e un terzo. A ogni colpo la cera lascia il mio corpo, sistematicamente.

Una seconda colata arriva alla pancia e al seno destro. L'ennesimo urletto si diffonde nella stanza. Il tempo di solidificarsi e tornano i colpi di cintura. Adesso sono più pronta a riceverli e riesco a gestire meglio il dolore, riesco a entrare dentro al dolore e ad accettarlo, colpo dopo colpo.

I punti più dolorosi sono quelli colpiti dai piccoli schizzi di cera che non hanno nessuna intenzione di lasciare la mia pelle. Il dolore è parecchio ma, nonostante tutto, sento un fastidioso pulsare tra le gambe. Amo i colpi di cintura, amo il disegno che lasciano sulla pelle, amo che lui abbia deciso di farmi un simile dono. 

Amo le colate di cera, amo i suoi aloni rossastri, amo che abbia deciso di unire per la prima volta due delle cose che amo particolarmente. 

Colpo dopo colpo, anche gli schizzi più piccoli vengono via e mi preparo alla prossima colata di cera. 

Non vedo effettivamente dove la farà colare, il collare mi impedisce gran parte dei movimenti della testa essendo fissato al letto ma sono quasi pronta al prossimo punto, qualunque esso sia.

Improvvisamente sento il clitoride andare a fuoco. Brucia terribilmente, il calore è molto, nonostante non sia così calda come prima. 

Un improvviso gelo si diffonde dentro di me e mi rendo conto che un cubetto di ghiaccio è entrato dentro di me. Altro gelo si allarga sopra il clitoride e mi avvicina all’orgasmo. Non pensavo di poter arrivare a questo punto senza alcuna stimolazione.

“Ora passo alla cintura, pronta?”

Annuisco il più vigorosamente possibile e mi preparo mentalmente.

Al primo colpo urlo con tutto il fiato che ho in gola.

Pensavo ci sarebbe andato piano ma non è affatto così. Non mi lascia il tempo di riprendermi che un nuovo colpo si abbatte sul povero clitoride. Continua a colpire a ritmo serrato, colpo dopo colpo e sento l’orgasmo sempre più vicino. Sempre più alla mia portata, sempre più intenso. Il dolore si sta diffondendo ovunque ma non riesco a goderne a pieno, il piacere sta prendendo il sopravvento su tutto il resto. Un colpo, un altro e si ferma.

“Bene, la cera è sparita tutta, direi che possiamo fermarci ora. Visto che dai tuoi ansimi tu non vorresti, se riesci a essere abbastanza creativa e a darmi una buona idea sulla prossima sessione, potrei riprendere e non smettere.”

CAVOLO…

“Che ne dice se proviamo il frustino nuovo o il fisting o magari il body writing.”

“Il frustino lo proveremo dopo amore, non serve aspettare e il fisting non mi attira particolarmente, mentre il body writing mi piace, sembra una buona idea, dai che ricomincio allora.”

“AAAAHHH”

Ha colpito fortissimo, mi sembra quasi che mi abbia lacerato il clitoride e la vagina. Colpisce le labbra, grandi e piccole, il clotoride, poi di nuovo il grande labbro destro, poi il sinistro, poi le divarica per il clitoride e le piccole labbra. Pian piano il piacere torna a montare dentro di me, torno a essere a un passo dal liberarmi. Il dolore aumenta a pari passo con il piacere. Più colpisce, più mi avvicino all’orgasmo. 

Lo vedo allontanarsi e poi colpisce il capezzolo destro, più volte, poi il sinistro. Ormai sono vicinissima e mi manca così poco che temo così tanto che si fermi da implorarlo di non farlo.

Riprende a colpire il clitoride sistematicamente e supero il limite, arrivando al paradiso. Vedo le stelle dietro gli occhi e provo un piacere così forte come non ne provavo da tempo. Mi godo pienamente il momento e quando riprendo coscienza del mio corpo sono fra le sue braccia accoccolata completamente libera. Quando il fiatone passa, sento che mi accarezza i capelli dolcemente per poi bloccarsi e afferrarli rudemente.

“Non pensi di aver sbagliato qualcosa?”

Lo fisso confusa per un attimo, poi mi rendo conto: ho avuto un orgasmo senza aver chiesto nessun tipo di permesso.

“Avevo pianificato di usare stasera il frustino nuovo ma direi che potrei usarlo per la punizione.”

Ops...

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